Ma sono
proprio necessari tutti questi candidati?
In questi ultimi giorni molti conoscenti e amici mi hanno
confidato di essere stati contattati per comparire nelle liste di candidati
(pare migliaia) alle prossime elezioni per il Consiglio Comunale. Più o meno
tutti mi hanno rivolto la stessa domanda: “Tu don Pietro, che ne pensi?”…
Sono stato preso alla sprovvista. La prima reazione è stato
rispondere con un’altra domanda: “ Tua moglie, tuo marito… è d’accordo? Troverai
ancora tempo per seguire i tuoi figli?”. Poi è venuta fuori la questione
fondamentale su cui ho invitato a riflettere: “Per quale motivo vorresti
candidarti?”.
E qui, cari miei, casca l’asino. Provate a chiederlo anche
voi a chi vi domanderà il suo voto.
Perché ti candidi?
Per servire il bene di tutti, ma proprio di tutti, senza
anteporre la tua idea di bene per l’altro, disposto ad ascoltare anche chi non
parla il tuo linguaggio? Per prendere l’ultimo posto allo stadio, al cinema, a
teatro? Per rinunciare ai privilegi, per dire di no ai tentativi di corruzione,
per amministrare onestamente la città e non tentare di imporre il proprio ordine
mentale e culturale, ma servendo il bene comune?
Qualcuno, più navigato nella vita, mi prenderà per
sempliciotto: “Svegliati don! Quello che muove il mondo sono gli interessi
economici, di parte… In politica chi è più furbo, amorale, e sa vendere fumo
meglio, vince…”.
Non lo so. Non faccio il politico. Per misericordia di Dio
faccio il prete. Penso che molti si siano candidati a queste elezioni
amministrative con una retta intenzione, so che altri la retta intenzione non ce
l’hanno neanche nell’anticamera del cervello…
A chi si sente di appartenere a Cristo pongo questa
riflessione.
Il giovedì santo, per il rito della lavanda dei piedi,
abbiamo letto il vangelo di Giovanni: “Quando dunque ebbe lavato loro i piedi
e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Sapete ciò che vi ho fatto?
Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il
Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi
gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io,
facciate anche voi. (Gv 13,12-15).
Certo, questa era una parola rivolta innanzitutto ai preti.
Siamo infatti i primi a dover essere chiamati quotidianamente a conversione… Ma
poi, dopo di noi, tutti gli altri battezzati sono interpellati da questo
richiamo. Essere fedeli al proprio Battesimo in famiglia, a scuola, nel lavoro o
nella politica, significa innanzitutto rinunciare ai propri interessi,
comprendere che non siamo padroni di niente ed essere disposti a servire
gratuitamente, perché tutto quello che abbiamo ricevuto è stata una grazia del
Signore.
Nel vangelo di Luca leggiamo:
Gesù disse: “I re delle
nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare
benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi
come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più
grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure
io sto in mezzo a voi come colui che serve. (Lc 22, 24-27)
Ci aspettiamo questo dai nostri amministratori futuri e a maggior ragione lo
chiediamo a chi è stato battezzato. Sappia che è chiamato a seguire Cristo in
ogni momento della sua vita, anche come candidato a Sindaco e che, forse per
questo motivo, rischierà di non essere eletto...
Se dopo aver pregato, capite di essere chiamati a questo servizio fatelo, ma
fatelo sul serio. Appoggiati a Cristo servite gli uomini di questa generazione
operando per rendere umanamente più vivibile questa città. La comunità cristiana
vi sosterrà nella preghiera quotidiana.
Ma altrimenti, fateci una cortesia! Rinunciate a rendere anche questa cosa una
triste sceneggiata e pensate ad amministrare con più amore la piccola realtà di
cui siete responsabili. Sarebbe già una cosa molto importante!
don Pietro Cesena
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